Consumo critico

Per consumo critico, o consapevole, responsabile, etico (in opposizione ideale al consumo compulsivo), si intende la pratica di organizzare le proprie abitudini di acquisto sulla base di criteri ambientali e sociali, accordando la propria preferenza ai prodotti che posseggono requisiti ulteriori rispetto a quelli comunemente riconosciuti come la qualità e il prezzo.[1] In particolare, il consumatore critico considera come componenti essenziali di un bene o di un servizio la sostenibilità del processo produttivo e distributivo e la correttezza delle condizioni di lavoro. Questo comportamento, che modifica la domanda dei consumatori incidendo sui profitti delle aziende, può indirettamente influire anche sulle politiche di mercato delle stesse imprese, orientandone le strategie verso una maggiore sensibilità ecologica ed etica.[1] Inoltre, dal momento che il consumo rappresenta oggi un mezzo di espressione della personalità dell’individuo[2], il consumo critico costituisce a sua volta uno strumento per affermare la propria identità civica[3], fino a configurarsi come un vero e proprio stile di vita quando praticato con rigore nelle sue diverse manifestazioni[4], dall'adesione a gruppi di acquisto solidale alla preferenza per la filiera corta e il commercio equo e solidale, al turismo responsabile.[5]

  1. ^ a b Consumo Critico, su unimondo.org. URL consultato il 2 Luglio 2021.
  2. ^ G. Siri, La psiche del consumo. Consumatori, desiderio, identità, collana F. Angeli, Milano, 2001, p. P.3.
  3. ^ L. Ceccarini, Consumare con impegno, Roma-Bari, Laterza, 2008 [2008], p. 5.
  4. ^ F. Forno e P. Graziano, Il consumo responsabile in Italia. I primi dati dell'indagine 2020., su osservatoriocoesionesociale.eu.
  5. ^ S. Angelisi, Il consumo critico: spazio interstiziali tra emozione e ragione, Tricase (LE), Libellula Edizioni, 2015.

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